Ettore Sottsass, nasce a Innsbruck nel 1917.
Si laurea in architettura al Politecnico di Torino e alla fine degli anni quaranta si trasferisce a Milano, dove comincia l'attività professionale.
Molto importante è l'incontro con Adriano Olivetti nel 1958 per la cui azienda diventa consulente del design. Nel 1981 dà vita insieme a giovani amici architetti al gruppo Memphis che discute, progettando, sul valore dell'industrial design.
L'anno successivo apre la Sottsass Associati.
la sua ricerca progettuale è attraversata dagli esercizi con la ceramica e il disegno.
Muore a Milano nel 2007.
"Per me, il design è un modo di discutere la vita.
È un modo di discutere la società, la politica, l’erotismo,
il cibo e persino il design.
Infine, è un modo di costruire, una possibile utopia figurativa
o di costruire una metafora della vita.
Certo, per me il design non è limitato dalla necessità di dare
più o meno forma a uno stupido prodotto
destinato a un’industria più o meno sofisticata;
per cui, se devi insegnare qualcosa sul design, devi
insegnare prima di tutto qualcosa sulla vita e devi insistere anche
spiegando che la tecnologia è una delle
metafore della vita"
Ettore Sottsass
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Da: "Maestri del Design_ Castiglioni, Magistretti, Mangiarotti, Mendini, Sottsass."
Bruno Mondadori Editore
E' una domanda generica, potremmo parlarne per una settimana.
Forse voi lo sapete già che io, da qualche tempo, distinguo il termine "industrial design" dalla parola "design".
Design in inglese vuol dire "progettare". Tutto è design; si potrebbe progettare anche un assalto al teatro di Mosca, anche quello è progetto; invece c'è un disegno particolare, specifico, che è quello che si fa per l'industria, per la produzione, per i mercati e così via: questo è "disegno industriale".
Da un pò di tempo, per fortuna o per privilegio, posso interessarmi poco all'industrial design, perchè non sopporto i vari marketing people, che ti dicono cosa devi fare. Mi considero un designer teorico, cioè uno che pensa al design, che cosa vuol dire disegnare un oggetto, darlo a qualcuno, appoggiarlo su una tavola; per esempio disegnare una sedia pensando alla cultura dello stare seduti in ufficio e non pensando all' oggetto sedia in sé.
E la funzionalità?
Io dico sempre che stando seduti su una sedia davanti a uno schermo per otto ore al giorno, la sedia non sarà mai realmente funzionale.
Ieri per esempio, ho visto un bel film cinese, la strada verso casa, nel quale c'è una ragazzina che è talmente innamorata da aspettare l'arrivo del suo amore dalla città tutta la notte sotto la neve fino a prendersi una polmonite; quell'attesa per lei è funzionale: aspetta il suo amore.
Cosa pensa del silenzio degli oggetti?
Siamo in un'epoca di consumismo.
Cosa vuol dire consumismo? Vuol dire pensare che l'oggetto abbia vita breve.
Si producono tanti oggetti ma quasi sempre hanno una vita breve e la maggior parte dei prodotti viene pensata proprio per essere consumata, magari questo non è esplicitato ma comunque si sa.
Nella mia vita ho sempre cercato di fare il contrario, di disegnare oggetti che stessero fermi e che in qualche maniera costringessero a una forma di consapevolezza della loro presenza, tant'è vero che ho avuto l'idea di mettere un basamento a qualunque cosa. Se metti una base anche alla bottiglia dell'olio, la bottiglia sta lì, non scivola via, proprio una base per fermare l'oggetto... e poi sono molto innamorato del peso delle cose.
Vorrei che gli oggetti non fossero silenziosi ma costringessero al silenzio chi li usa, chi li guarda.
Silenzio nel senso di una awareness, di una consapevolezza che si stanno usando, che si stanno toccando...
L'esempio che faccio sempre è di sottolineare la differenza tra il bere acqua in un bicchiere di carta durante una sosta presso un distributore di benzina o berla in un bicchiere di cristallo. La "partecipazione" che si ha nei due casi è completamente diversa: nel primo caso si beve in fretta e la carta oleata dà quasi fastidio; nel secondo caso il cristallo non ha sapore ed è fragile, per cui si sa già che ci si deve mettere in una situazione di ritualità nei riguardi di questo oggetto... /... Ci sono differenti modi di bere, differenti contenitori, a volte anche l'uomo e le sue mani diventano un oggetto.
Progettista e artista: qual'è la differenza?
L'architettura si abita mentre l'arte si guarda; questa è una differenza fondamentale.
L'architettura è un'esperienza fisica e sensoriale perchè ci si va dentro.
Alla fine chi è l'architetto?
Quello che si cura degli altri!
Esiste ancora qualcosa da inventare?
Dipende da cosa si intende per "inventare". Se inventare significa voler scioccare certamente si può sempre scioccare qualcuno, se inventare vuol dire essere sempre aderenti alla dinamica esistenziale e alla dinamica del mondo, anche in questo caso c'è da inventare.
Alla mia età mi accorgo che sto fermo e non riesco più a saltare sul treno perchè non è più possibile, ormai posso solo capire qualche cosa; invece i giovani possono essere la dinamica del mondo.
A una certa età non si può più essere la dinamica, si può capire; sono i giovani a dover inventare la propria vita, quelli bravi che hanno voglia di parlare e di capire cosa succede tra se stessi e il mondo.
...
Foto scattate dalla sottoscritta alla Mostra alla Museo della Triennale di Milano "Le fabbriche dei Sogni" il 5/01/2012
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